AI e Manager
AI e Manager: per quanto riguarda il processo decisionale, possiamo immaginare che ai decida tutto per i manager?
La generalizzazione dell’uso dell’IA modella la nostra vita quotidiana e gli algoritmi hanno un posto crescente nel mondo degli affari. Questo vale anche per le funzioni manageriali, che consistono essenzialmente in rapporti umani?
E quando si tratta di prendere decisioni, possiamo immaginare che in futuro saranno le macchine a decidere tutto invece dei manager?
Superare l’opposizione binaria uomo/macchina
Se l’intelligenza artificiale sostituirà il processo decisionale manageriale si basa su una visione binaria errata secondo cui può esserci un solo vincitore. Questa visione presuppone che AI e manager abbiano le stesse qualità e abilità. Tuttavia, non è così. L’evoluzione del processo decisionale manageriale richiede un cambio di paradigma completo, un passaggio dal semplice prendere decisioni al prendere “decisioni sulle decisioni”. Saranno ancora i manager che cercheranno l’aiuto dell’IA per aiutarli nelle decisioni da prendere, ma potranno, grazie al tempo liberato, concentrarsi sugli aspetti più strategici delle loro funzioni (miglioramento dei processi, discussioni “politiche, ecc.).
L’intelligenza umana ha la capacità di immaginare, anticipare, sentire e giudicare situazioni mutevoli. Ciò gli consente di passare da preoccupazioni a breve termine a preoccupazioni a lungo termine.
A differenza dell’intelligenza artificiale, l’intelligenza umana è quindi “reale”. L’intelligenza artificiale non è intuitiva, emotiva o sensibile al contesto ambientale. Può solo reagire ai dati disponibili.
Valutazione e supervisione
Formazione, valutazione delle prestazioni o supervisione: in molte aziende questi compiti, specifici dei manager, sono già affidati al software. Possiamo vedere chiaramente il rischio: per un dipendente è difficile contestare una decisione presa da una macchina. Questa impossibilità di confronto potrebbe, se non esistessero altri spazi, rafforzare il sentimento di alienazione del collaboratore e, a lungo termine, ridurre drasticamente il suo investimento. Più in generale, la presa del potere da parte delle macchine sugli esseri umani potrebbe quindi avere effetti disastrosi.
Probabilmente, la percentuale delle attuali attività manageriali di routine che saranno completamente automatizzate entro il 2024 s’impennerà fino a raggiungere oltre il 50%.
Anche se ad oggi, nessuna macchina (con aspettative e obiettivi di libero arbitrio) è stata ancora sviluppata, e probabilmente non lo sarà nemmeno in un futuro prossimo. Siamo quindi lontani dal fatto che la tecnologia possa costituire una minaccia imminente per la gestione aziendale.
Nonostante i profondi sconvolgimenti che l’IA apporta alla nostra società e alla nostra economia, la fiducia dei leader nelle informazioni fornite da questa tecnologia rimane fragile. Nonostante i progressi delle tecnologie cognitive basate sull’intelligenza artificiale, uno scenario di sostituzione dei manager con le macchine è quindi ben lungi dall’essere una realtà.
La soluzione? Forse delle squadre e tutele “ibride”
Da qui l’importanza di trovare le giuste sinergie tra uomo e IA. In questo senso, l’automazione non è una minaccia ma un’opportunità per aumentare la produttività… a condizione che vengano messe in atto delle tutele. Senza questo, sono i più vulnerabili all’interno dell’azienda che rischiano di pagare il prezzo di un’automazione irragionevole. Ogni nuova tecnologia provoca effetti dirompenti nelle prime fasi del suo sviluppo e implementazione. Rivela il suo valore solo dopo un po’. Ciò non significa che i leader debbano aspettare che questo valore si manifesti, anzi. I decisori hanno e devono mantenere la missione e la responsabilità di essere quelli che danno la direzione ai loro team, anche quando questi sono “ibridi”, collaboratori e IA.
L’obiettivo?
Combinando il genio della mente umana e la vera competenza con la nuova tecnologia per risolvere i problemi più difficili.
Coloro che prenderanno decisioni dovranno orientare l’uso dell’IA in questa direzione affinché diventi un ausiliario dell’intelligenza umana, da integrare dove non è sufficiente, ma senza sostituirsi.
È quindi essenziale progettare sistemi di intelligenza artificiale che non funzionino da soli e sui quali gli esseri umani possano sempre avere l’ultima parola.